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IL DISCORSO DEL RE di Tom Hooper : Ovvero quando la storia va oltre la Storia.

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IL DISCORSO DEL RE di Tom Hooper

Ovvero quando la storia va oltre la Storia. Il naturale spazio per un racconto così originale viene trovato da un giovanissimo regista inglese che già aveva incantato gli spettatori con una versione fra cine e tivvù della prima Regina Elisabetta (quello con Helen Mirren e Jeremy Irons) da non confondere con il paludoso e finto dittico dell’indiano Kapur.

La storia in minuscolo è quella del povero balbuziente duca di York.

E’ la storia così umana di un bambino figlio di un uomo Re-pressivo che diventerà Storia maiuscola il momento in cui, negli anni in cui il fanatismo nazista prenderà corpo, dovrà sostituire sul trono dell’impero britannico il fratello invischiato in un amore per niente “regale”.

D’altronde una delle poche cose che si richiedono a un regnante è quella di saper parlare al proprio popolo. Ecco allora che dovrà affidarsi ad uno stravagante logoterapeuta, per giunta nemmeno inglese ma australiano.

E qui il film decolla: non siamo più davanti al solito “polpettone” storico dai bei costumi, dalle scenografie azzeccate, ma mentre il nemico diventa un microfono (inquadrato magistralmente con grandangolari inquietanti) il rapporto a volte affettuoso a volte scontroso fra i due protagonisti ci scorre in una perfetta armonia di inquadrature dal basso, primissimi piani, campi e controcampi e una sceneggiatura battente, piena di ritmo e humor (non a caso resteranno indimenticabili le citazione shakespeariane e le musiche di Mozart). Un duello che vede i due attori, Colin Firth e Geoffrey Rush sopra ogni immaginabile recitazione e che li vedrà sicuramente premiati durante la notte dell’Academy.

Che dire altro di un film perfetto, forse poco originale, ma perfetto al punto che oltre alla comoda poltrona del Nuovo Sacher ci vorrebbe accanto un buon bicchiere di single malt e un sigarone stile Churchill (o una tavoletta di cioccolato fondente per i non fumatori).

Due note, forse scontate per concludere.

La prima: non oso immaginare questo film doppiato (gli scioglilingua, gli allenamenti alla corretta dizione non possono assolutamente avere una traduzione).

La seconda è un richiamo alla Storia e alle responsabilità nella vita politica: il breve regno del fratello Eduardo VIII terminò a favore di Giorgio VI “soltanto” perché il primo aveva una relazione con una donna divorziata... pressappoco quello che succede da noi oggi.

 

©Marco Castrichella

 


 


 

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