BIUTIFUL di Alejandro Gonzales Iñarritu
Appena arrivato nelle sale italiane il nuovo, attesissimo film del messicano Iñarritu che terminata la “trilogia del dolore” si ripropone con un film che più doloroso non si può. E allora perché? Perché rimane si la tragedia, si il dramma ma scompare del tutto il destino che accomunava le vite dei “poveri cristi” nei tre precedenti film: qui il povero cristo è uno solo Uxbal, il protagonista interpretato da un magnifico Javier Bardem. E il destino non c’entra più... è la contraddizione degli sconfitti la protagonista del film, il nostro povero cristo sfrutta i clandestini per dar loro una possibilità di vita e si accorge del “difetto” solo quando è troppo tardi.
Lui è la prima vittima perché legato ancora sentimentalmente alla donna più fragile del mondo, perché deve dare tranquillità e crescere i due figli in una casa che è una schifezza, in una Barcellona irriconoscibile, quella della periferia, dei cinesi e degli africani clandestini altro che Woody Allen e le sue Vicky e Cristina dei fiori alle finestre, dei flamengo e del vino tinto... si vero c’era anche li un certo Bardem che però era un figaccio incredibile, questo Bardem è un pover’uomo che sta per morire, che non ha mai visto vivo il proprio padre, lo vedrà (e come) in due scene indimenticabili: all’inizio del film (che poi è la fine) e insieme al fratello durante la riesumazione per la cremazione.
Il talento del regista messicano appare sfolgorante in alcune scene (la retata della polizia ai danni dei venditori abusivi sulla Rambla è impressionante).
Il film farà discutere, ha un limite forte di sceneggiatura (non è più Guillermo Arriaga a scrivere) ma ha un pregio secondo me non da poco: non commuove come qualsiasi altro film del genere, ma indurisce lo spettatore, gli da la giusta tensione o al limite la cattiveria per dire “devo resistere!” dobbiamo comunque resistere per essere ricordati dai nostri figli anche se non abbiamo combinato niente di buono. Diventa una questione di orgoglio, non di pietà o di dolore.
Il Boss
Marco Castrichella
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